Prendetevi 5 minuti e leggete, ne vale la pena!
Correre all’infinito: Perché?
Perché correre è bello, perché correre regala serenità! e per questo motivo vorrei farlo all’infinito!
Spiegami da dove e quando ti è venuta tutta questa voglia di correre. E il fascino delle lunghe distanze?
Iniziai a correre per dimagrire, per tenermi in forma e avere maggiore agilità nelle mie escursioni in montagna, mi accorsi così che mi piaceva farlo, correre soddisfava le mie aspettative e le mie esigenze, forse ancora di più delle interminabili escursioni tra i monti, solo il correre come gesto atletico, era, ed è quello che mi appaga completamente.
Le mie attenzioni si rivolsero così verso quelle esperienze, quasi estreme, come l’Ultra Trail del Monte Bianco, la Western States, o ancora la Hardrock Mountain Run, gara quest’ultima di 161 km e 11000 m di dislivello, ed è stato fin troppo semplice abbinare alcune caratteristiche di queste manifestazioni: montagna e corsa, spirito d’avventura e competizione. Allora come oggi sono affascinato anche da tutte le gare di lunga distanza, siano queste in linea o in circuito o addirittura in pista. Quando inizio a correre è per me come l’inizio di un lungo viaggio, al di là del contesto, è la mente che viaggia, non il corpo! Poi il fatto che riesca terminare questo viaggio è un altro discorso! Ci sto provando!
Hai cominciato a correre pensando già alle lunghe distanze oppure mentre ti allenavi hai capito che non potevi primeggiare nella tua categoria così hai preferito il ripiego di gare più lunghe?
Si come ho già detto, per me è stato fin troppo facile e naturale pensare alle lunghe distanze.
Eh eh! la seconda parte della domanda me l’aspettavo! Ed è normale che me la si faccia.
A parte che per chi interpreta la corsa come il sottoscritto, la sfida è con se stesso e non con gli altri, poi è normale che una sbirciatina alla classifica gliela si da, e a tal proposito mi sono accorto in questi giorni, visionando le varie gare del settore, dalle 100 km a quelle ad ore, 6/12/24, che l’età media dei partecipanti è di gran lunga superiore ad altre gare più veloci e brevi.
Non lo scopro certamente io che nelle gare di resistenza, per vari motivi, tra i quali quelli mentali e fisiologici (a parte alcuni top runner), gli atleti di mezza età sopravanzano spesso i più giovani, il saper soffrire è una dote che si acquisisce col tempo e non solo nella corsa, ma anche nella vita di tutti i giorni.
Insomma ho fatto dei raffronti con le classifiche del 2009 e ti assicuro che probabilmente nella mia categoria, MM50, il prossimo anno farò più bella figura al Giro del Varesotto e alle serali o a qualche mezza, che non alla 6 ore di Fano o alla Lupatotissima su pista in provincia di Verona (altra gara di 6 ore), lì i cinquantenni sono terribili!
Sempre ammesso che poi le affronterò, questi mesi saranno fondamentali per capirlo.
Come trascorri il tempo mentre corri per tante ore? Ascolti musica? Ti godi il panorama?
Non ho mai usato l’i-pod e non lo userò mai! Per me è importante sentire i propri passi, il proprio affanno, avvertire la paura di non farcela, un dolore o una crisi che arrivano all’improvviso, questa è la musica più bella e che mi tiene compagnia!
Il panorama è sempre appagabile, mare o montagna, collina o campagna, ma come ti dicevo, il viaggio risiede nella mente, perfino correre in tondo su di una pista potrebbe essere il contesto per un bellissimo viaggio, come il cancello di una ditta o il giardino di una villa veduti all’infinito.
Mi è capitato spesso nelle mie escursioni in montagna, quelle solitarie, di trovarmi seduto su di una roccia e guardare la valle ai miei piedi o le fenditure di un ghiacciaio o ancora semplicemente fissare lo sguardo nell’aria rarefatta dei monti, ascoltare il suono del vento per delle ore e senza annoiarmi, anzi, era un dispiacere tornare indietro.
Spiegami come gestisci la fatica e gli inevitabili dolori muscolari. A leggerti mi sembra di vedere un fachiro che se ne sta comodamente su un letto di chiodi. La fatica ti fa un baffo.
Devi saper convivere con la sofferenza e soprattutto trovare in lei la volontà e nuovi motivi per continuare, è una cosa che devi sentire dentro di te, non è facile da spiegare, e non è vero che la fatica mi fa un baffo, magari fosse così.
La differenza è sapersi adeguare e farsela piacere, come fosse un premio per quello che stai portando a termine! Senza fatica non esiste equilibrio psichico e fisico, come in un pellegrinaggio, la fatica è una componente essenziale per la meta finale.La fatica prima o poi arriva, allenandosi e abituandosi a soffrire sempre di più, possiamo solo ritardare la sua venuta!
Dove vuoi arrivare?
Stabiliamo che l’importante per me non è arrivare, ma è il viaggio in sé; e comunque ora come ora non posso ancora sapere dove sia quel luogo.
Il tuo massimo obiettivo?
Spero di non raggiungerlo mai, sarebbe arduo trovare nuovi stimoli e deprimente ricostruirsi nuovi obiettivi!Comunque non ha un nome definibile e non è una gara in particolare.
Come rispondi se qualcuno ti desse del matto?
Fin troppo facile la risposta, gli direi che i matti non vanno lontano, nello sport come nella vita, e per uno che ne deve fare di strada correndo, conviene non esserlo! Esistono solo diverse linee da perseguire, comprensibili in maniera diversa, tutto qui, forse è più matto quello che non accetta o non vuole capire le linee degli altri!
L’alpinista non è un matto solo perché fa qualcosa che va al di là della nostra comprensione, è solo uno che conosce meglio di altri i propri rischi e ne accetta le conseguenze.
Per quanto mi riguarda potrei dare del matto a chi si fa 100 km in macchina per una gara di 15/20 minuti, visto dalla mia logica, ma concettualmente sbaglierei affermarlo e proverei la mia ignoranza nel non capire la sua linea di condotta.
Quando ti sei iscritto alla tua nuova società qualcuno ha avuto da ridire riguardo i tuoi programmi?
Perché avrebbero dovuto avere da ridire sui miei programmi?
A parte il fatto che il tutto sta maturando poco a poco, l’ultima volta che ho parlato con Antonio è stato nel suo negozio, ci sono andato per portargli il modulo di trasferimento e acquistare un paio di scarpe, e proprio in seguito alla scelta di quest’ultime, gli ho accennato della mia passione per le gare di lunga distanza.
Leggendo il sito della società ho scoperto che ne fa parte Angelo Cerello, chiamato il “Camoscio delle Prealpi” Campione d'Italia, d'Europa e del Mondo di corsa in montagna MM70 in carica. Oltre al fatto che ho saputo che esiste un gruppetto di persone all’interno della società, appassionate di corse in montagna, quasi dei trekking. Comunque se dovessi farne di ultra, sarebbero per quest’anno solo due, massimo tre. Le mie belle serali e Giro del Varesotto, forse tranne Busto, mezze e maratone, oltre a quelle del campionato sociale, le farei eccome!!!
Ma se un domani facessi solo maratone e ultra? Cosa cambierebbe?
Ti ispiri a qualcuno in particolare?
Non mi ispiro a nessuno in modo particolare, potrei fare i soliti nomi del settore: i miti per eccellenza: i nostrani Calcaterra e Olmo, poi Dean Karnazes, l’ultraman americano (50 maratone in 50 giorni), il torinese Enzo Caporaso (51 maratone in 51 giorni consecutivi), e altri ancora. Diciamo che più che ispirarmi a qualcuno, ammiro tutti quelli che vivono la corsa non solo come un fatto agonistico fine a se stesso, ma come un’impresa, una sfida che l’uomo lancia a se stesso.
L’importante e fondamentale è conoscere i propri limiti e la propria realtà, sempre e comunque.
Quali sono le gare che preferisci e quelle che proprio non ti piacciono?
Per tutto quello che ho detto fino ad ora, non posso dirti che esistono gare che mi piacciono meno delle altre, ogni gesto atletico è importante per la persona che lo sostiene e agli occhi di chi guarda, secondo me, questo è sufficiente per ammirare l’impegno sportivo e fisico.
Se riesci a comprendere questo riesci ad emozionarti comunque. Nel vedere le Olimpiadi in tv, ho vissuto tutte le gare, dai 100 m alla maratona con la stessa intensità, poi è palese che a quest’ultima ero più interessato. Come spettatore ti risponderei in questo modo.
Se fossi invece io l’interprete del gesto atletico è naturale che ti direi e ti parlerei di quello che meglio soddisfa le mie attese ed è normale che non potendo farle tutte opterei per quelle in cui mi riconosco.
Cerca anche di convincere me sulla bellezza delle distanze impossibili.
Sarebbe banale rispondere che la bellezza è soggettiva, ma se parti dal presupposto che una cosa sia impossibile non potrò mai convincerti della sua eventuale bellezza! Sbaglieresti l’approccio, perché una cosa impossibile diventa angosciante, diventa tua nemica, come in un amore impossibile ne rimarresti col tempo soggiogato.
Solo la circostanza che un uomo l’abbia portato a termine, qualsiasi gesto sportivo diventa possibile, poi possiamo discutere sulle probabilità di riuscita, sulle capacità dell’individuo, da cui ne deriva la performance e il risultato finale, che è poi quello che ai più interessa, non siamo tutti uguali, per fortuna!
Comunque non posso sapere se le distanze che io preferisco siano belle o meno, e onestamente non mi interessa saperlo, l’importante che mi rendano sereno e felice, gli altri devono solo sforzarsi di capirlo e comprenderlo.
Cosa diresti a qualcuno per convincerli che fare tanti km è bello.
Perché dovrei convincerli? Se non l’hanno capito dopo questa intervista …!
Ringrazio sentitamente Daniele (dani-half-marathon) per la bella intervista rilasciatami.
Mario