Maratona di New York, l’avventura di Pesce Zeffiro

NEW YORK CITY MARATHON 7 NOVEMBRE 2010

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Giugno, 2010

Dopo la maratona di Treviso, la mezza di Genova, il giro del Varesotto e i buoni piazzamenti in altre gare, sentivo il bisogno di concludere il 2010 con il top delle maratone, la New York City Marathon, che è un po’ il sogno di ogni maratoneta. Mi unisco al gruppo di “podisti.net /ovunque running” per avere il pettorale assicurato, e in quattro mesi penso di avere il tempo necessario per preparare la mia gara.

Purtroppo a volte non si fanno i conti con gli imprevisti.

Ho avuto un forte dolore alla schiena con dolori estesi fino al ginocchio, che mi hanno costretto a fermare gli allenamenti . Dopo vari accertamenti diagnostici, risulta che ho un’ernia lombare. Provo diverse cure ma tutte senza effetto. Il tempo passava, non avevo nessun risultato benefico, “con le ferie e il riposo forse mi riprenderò ..” Niente da fare, a fine Agosto sono disperato, e penso anche di rinunciare. Mi viene in soccorso un’amica fisioterapista, ”Anna Volpi “ . Mi ha suggerito di andare dal medico per una eventuale cura di cortisone. La sua esperienza nel campo ha fatto sì che questa fosse la strada giusta, e dopo circa quattro settimane ho potuto riprendere gli allenamenti.

Il dubbio era : “In due mesi posso preparare una corsa di 42 Km?”Andare a New York per ritirarsi a metà gara sarebbe stata una delusione troppo grande. Dovevo farmene una ragione, due mesi erano davvero pochi, per un obiettivo così grande. Questa volta l’incoraggiamento mi è arrivato indirettamente da Aldo Rock, (la guida sportiva di Radio deejay) durante una sua trasmissione: “Ragazzi mancano due mesi a New York, potete ancora farcela, un buon allenamento con progressione di tempi e la maratona è vostra (inguaribile ottimista)”

Questa è stata l’ iniezione di coraggio chi ci voleva per riprendere gli allenamenti. Parto da 5 minuti di corsa al giorno, incrementando 5 -10 -20 min in più, di volta in volta. I giorni passavano e anche i km percorsi in crescendo. Il 30 ottobre ho fatto il test finale, 40 Km con tanta sofferenza, ma è stato un segnale che forse ce la potevo davvero fare.

Sono partito il 5 Novembre per New York con quasi 4000 italiani di cui 76 della provincia di Varese. Sono l’unico invece di Tradate. Il giorno della gara, Domenica 7 Novembre, è una giornata fredda , ventosa, ma fortunatamente soleggiata. Il percorso è ondulato, con salite e ponti da attraversare. Il più famoso è quello di Verrazzano, dove verrà dato lo start. Per raggiungere la partenza, vengono a prelevarci alle 5 di mattina dall’albergo, con destinazione Fort Wadsworth . Un vecchio forte militare con un immenso prato circostante, dove ben stipati 43000 iscritti attenderanno il colpo di cannone che darà il via alla maratona. Nonostante fossi ben coperto, il freddo è pungente. Siamo tutti vicini. Controllo che il pettorale sia ben fissato e le scarpe ben allacciate. Ci si da qualche consiglio, ci si incoraggia a vicenda. Poi finalmente ci chiamano, per numero e per colore del pettorale. Ci saranno tre ondate di partenze e la prima sarà alle 9,40. Il ponte ci aspetta. Ancora in attesa e questa volta in piedi, schiacciati uno contro l’altro.DSC_9816

Suona l’ Inno Nazionale Americano , poi il colpo di cannone! Una liberazione, finalmente si parte. Attraverseremo le cinque contee delle stato di NY per terminare in Central Park. Una folla enorme di appassionati e gente di ogni tipo e razza ci incita lungo il percorso gridando :” go ranner, loking good, good job.” Se poi hai il nome scritto sulla maglietta (come nel mio caso) è un continuo “Go Zeff, go Zeff, Italia, Italia”. Sentirsi gridare il proprio nome ti da una carica e una forza che non ti fa sentire la fatica e ti aiuta a superare i momenti di stanchezza. Solo lungo i ponti che sono davvero lunghissimi, c’è un po’ di silenzio, così riesci a concentrarti o guardare lo splendido panorama dei grattacieli di Manhattan. Miglio dopo miglio, si arriva a Central Park (l’oasi verde di NY), mancano due miglia alla fine. La fatica e la stanchezza si fanno sentire, è il momento di stringere i denti, di resistere, manca poco, ce la devo fare,!

Ecco Columbus Circle, 800 metri all’arrivo, che è anche in salita! Finalmente lo vedo, il tanto sperato traguardo … 3 ore e 15 minuti. Il sogno si è avverato.

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Prima la medaglia, un abbraccio, la foto e poi lentamente a ritirare la sacca con i vestiti. E’ stato questo per me il momento più commovente, questa processione di runners che si avviano verso l’uscita, in silenzio, ognuno con i propri pensieri, visi stanchi ma felici. Io piango dalla gioia. Un pianto liberatorio e senza vergogna. Il tutto rotto dalle voci dei ragazzi e ragazze dell’organizzazione “congratulation, good job”. Fuori dal parco ci sono i parenti ad attenderci, (mia moglie Patrizia che mi segue in ogni avventura) e ancora baci e abbracci; E’ tutto meraviglioso… una festa.

Dedico questa maratona; fatta di sudore, fatica, sacrifici e speranze a mio padre “Flavio” morto alla mia età, a 51 anni.

Sono sicuro che da lassù una spinta me l’abbia data anche lui!

Zeffiro Pesce

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