Il Pensiero di Roberto Radice

Ricevo e  pubblico lo "sfogopensiero" di Roberto.

Ciao Mario,
non sopporto più certi atteggiamenti opportunisti...
se te la senti e ti ringrazio pubblica pure sul tuo blog.


AMMIRO CHI ARRIVA DA META' GRUPPO IN GIU'
Ammiro chi arriva da metà gruppo in giù. Paga la stessa cifra di iscrizione di chi arriva nelle prime dieci posizioni, ma a differenza di questi, non prenderà mai un premio che dia una piccola gratificazione visibile alla sua fatica. E la fatica è la medesima per tutti, poiché tutti provano a correre sul proprio limite psico-fisico. Ammiro chi arriva da metà gruppo in giù perché la sfida con gli altri non è arroganza, presunzione ma è socialità, condivisione, birra e salamella; perché quando ti chiede “come è andata?” ascolta la risposta e non ti sovrasta snocciolandoti i noiosi tempi delle ripetute fatte in allenamento. Ammiro chi arriva da metà gruppo in giù perché non cerca scuse surreali, lamentazioni del tipo “non sto bene… mi sono allenato poco… ho un problema al tendine… il percorso non era per me”. Ammiro chi arriva da metà gruppo in giù perché saluta, sorride, perde tempo a chiacchierare e dopo la gara, anche se non è andata come avrebbe voluto, è più gioioso. Ammiro chi arriva da metà gruppo in giù perché lui o lei corrono realmente con e per passione autentica.
Trovo ridicolo e misero colui che arriva nelle prime dieci posizioni e che quando ritira il premio sul podio a fatica stringe la mano agli altri avversari. Trovo ridicolo e misero colui che arriva nelle prime dieci posizioni e che nemmeno ti chiede “come è andata?” – a lui interessa solo se stesso e la sua prestazione – ma immediatamente ti dice che poteva andare ancora più forte, snocciolandoti i cabasisi con i tempi delle ripetute in allenamento. Trovo ridicolo e misero colui che arriva nelle prime dieci posizioni e che anche quando vince esibisce scuse, ha sempre una tendinite che lo limita, una contrattura che non gli permette di correre al meglio. Trovo ridicolo e misero colui che arriva nelle prime dieci posizioni e che ti saluta solo quando ti batte e se invece è stato battuto il suo viso è una maschera nera di insoddisfazione. . Trovo ridicolo e misero colui che arriva nelle prime dieci posizioni e che corre solo se sa che alla partenza non c’è l’avversario di sempre che lo batterà come sempre, che corre se in palio c’è qualche soldino come montepremi.
Ho avuto e ho la fortuna di allenarmi con atleti veri, con ragazzi che hanno praticato l’atletica a livello nazionale e internazionale. Quelli che si possono definire campioni. Si impara tanta ma ci si ridimensiona anche tanto. Noi altri siamo poco più che ciabattoni. Dico questo per dare il nome adeguato alle cose, alle persone perché qui siamo nel paese delle falsificazioni, dei furbi e degli opportunisti.

Marco Brambilla, il campione della San Marco. È stato chiamato al telefono ripetute volte per chiedergli se volesse correre la gara ad invito a Busto Arsizio. Il campione, ha affermato di non voler correre. Il suo posto verrà preso da un altro atleta che ha desiderio e voglia di correre questa affascinante gara in centro città. Se non che – a due giorni dalla gara - il diretto rivale del campione bianco blu al giro del Varesotto, Matteo Raimondi, dichiara sul suo blog che non correrà la tappa di Busto del Giro per concentrarsi esclusivamente per la gara a invito.
Marco Brambilla, venuto a conoscenza della notizia, chiama gli organizzatori della Gara a invito chiedendo a tutti i costi un pettorale che non c’è più. Ora anche lui vuole correre, vuole essere tra i partenti della gara delle Stelle.
Il campione vuole ora vuole correre, vuole prendersi quattro soldini, vuole apparire in tutta la sua forma atletica in mezzo al pubblico bustocco. Ha atteso le mosse degli avversari e poi chiede il tappetino rosso per la sfilata, detta le condizioni. Forse sono stati questi onorevoli motivi a fargli cambiare idea? L’invito era stato offerto e lui aveva declinato.
Marco Brambilla, il campione, ti ammirerò se correrai la Gara delle Stelle perché arriverai da metà gruppo in giù e forse, solo allora, non ti comporterai come colui che, ridicolo e misero, arriva nelle prime dieci posizioni pur essendo poco più che un ciabattone, come chi scrive.

Roberto Radice

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